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Gruppo: Manowar

Album: Sign Of The Hammer

Label: Ten

Anno: 1984

Nazione: USA

Genere: Epic Metal

Basterebbe il semplice titolo di questo disco a confinare nella leggenda le canzoni in esso contenute. Con Sign of The Hammer si chiude la prima epopea di una delle più micidiali band della storia dell'Heavy Metal. Sign Of The Hammer è infatti l'ultimo disco della fase iniziale dei Manowar, quella fase prettamente Epic Metal che regalò alla band di Joey De Maio e soci quella fama tanto auspicata. Con il successivo Fighting The World infatti i ritmi si faranno più fragorosi, meno epici, più graffianti. Sebbene i temi epici saranno marcatamente ripresi in capolavori successivi come Kings of Metal e, soprattutto, The Triumph Of Steel, è con i primi quattro dischi che nascono e si affrontano totalmente quelle tematiche pagane ed arcane che hanno contribuito, in modo fondamentale, alla storia di questo filone dell'Heavy Metal che fu chiamato Epic Metal. Sign of The Hammer chiuse quindi quella saga fatta di cristallino e puro Epic Metal che caratterizzò i primi quattro dischi della più grande Heavy Metal band della storia di questa musica.

E' solo dopo le modeste "All Man Plays on Ten" ed "Animals" che esplode, in tutta la magia, quella saga che aveva fatto le fortune di dischi come Into Glory Ride, Hail To England e il primordiale Battle Hymns. E' infatti grazie a "Thor (The Powerhead)" che l'act Manowar si proietta, nuovamente, in quei territori mitologici e pagani tanto cari all'epica di Howard. I cancelli dell'Olimpo musicale o, meglio, del Valhalla, si spalancano improvvisamente innanzi ai quattro eroi dell'Heavy Metal intenti ad intonare uno degli inni più fragorosi, ossianici e violenti mai dedicati al Signore del tuono. Attraverso la malinconica possenza di "Mountains", fantastico lento, sembrano rivivere le gesta di Conan interpretato per l'occasione dal miglior Eric Adams. La title track "Sign of the Hammer" è sprezzante, ferrea, dai refrain d'acciaio, un brano inossidabile, deciso preludio ai ritmi cupi e pragmatici dell'ossessiva "The Oath". "Thunderprick", strumentale, funge quasi da introduzione ad uno dei brani più poderosi dell'intera discografia dei Manowar, quella monolitica suite che prende il titolo di "Guyana (Cult of the Damned)", dove tra spettacolari fraseggi chitarristici e memorabili trame vocali, si conclude uno dei dischi più arcani della storia dell'Heavy Metal d'intenzione epica.
Vincenzo Ferrara.
Data pubblicazione: 13/04/2007.