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Gruppo: Manowar

Album: Louder Than Hell

Label: Geffen

Anno: 1996

Nazione: USA

Genere: Heavy Metal

Review a cura di Daniele Cecchini.

“Louder Than Hell” è un disco che dice tutto e dice niente della storia di uno dei più grandi colossi che la storia dell’ heavy metal tutto abbia saputo partorite. Dice tutto perché in esso si osservano per la prima volta i Manowar dell’ era moderna. Dice niente perché, manco a dirlo, il sound è sempre lo stesso: “Heavy Fuckin’ Metal”, tanto per utilizzare una frase cara a Joey DeMaio, leader della band. E allora per coloro che, come me, tengono i Kings of Metal nel più recondito cassetto del loro cuore, diventa perlopiù pleonastico, se non noioso, parlare di un disco come questo.
Per quei pochi che abbiano un’ idea ancora piuttosto nubilosa di ciò di cui ci accingiamo a parlare, posso dire che si tratta di un disco istrionico, o “dalle due facce”, se vogliamo. Side A e side B. E non c’è niente di più vero, perché, se ci limitassimo ad osservare i primi 5 pezzi che compongono il platter di quest’ album, probabilmente dovremmo inchinarci di fronte ad uno dei più grandiosi capolavori che mente musicale d’oltreoceano abbia mai composto. Dalla sesta in giù, la qualità compositiva scade nettamente, con un paio di limpide filler songs che, onestamente, mai mi sarei aspettato dai Four Kings e che, altrettanto onestamente, mi ha lasciato alquanto con l’amaro in bocca.

“Return of The Warlord” o “Brothers of Metal pt.1” non meriterebbero approfondimento alcuno, ( è pacifico che si tratti di capolavori assoluti ) se non il sottolineare che si tratti di sequel felicemente eseguiti di altri due storici pezzi facenti parte della discografia della band, rispettivamente “Warlord” e “Metal Warriors”. In “The Gods Made Heavy Metal” è possibile invece, rivivere quelle atmosfere barbariche e trascinanti che tanto abbiamo apprezzato negli album ottantiani della band, ritmo incalzante e refrain tritatutto sono gli ingrendienti fondanti di questo brano che fin dai primi vagiti è entrato nel cuore dei Manowar fans e non solo. “Courage” è uno struggente lento che, senza tema di smentite, ha fatto epoca. Tanto è vero che si tratta di uno dei pezzi preferiti dalla band ( insieme alla più recente “Swords in the wind” ) per fare da closer song ai loro show. “Number One” è la mia adolescenza. Ad essa sono legate moltissime piacevoli vicende del sottoscritto ed è dunque per me impossibile non dare a questo pezzo piena menzion d’onore.

“Louder Than Hell” è una bella, bellissima, incompiuta. Un album certamente sopra le righe per una band mai banale e che anzi, negli anni, ha saputo imprimere a note indelebili il suo nome e le sue gesta nell’ acciaio. Anzi, nel Metallo. La genialità è, il più delle volte, imperfezione. D’altronde i Manowar sono anche questo, e se voi lettori amate il sound di questa band come il sottoscritto, non potete non condividere.

Daniele Cecchini
Data pubblicazione: 01/01/2008