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Gruppo: Yngwie J. Malmsteen

Album: Trilogy

Label: Polydor

Anno: 1986

Nazione: Svezia

Genere: Heavy Metal

In anni su Internet (ma non solo) ne ho lette di tutti i colori a riguardo del grande guitar hero svedese. Monotono, ripetitivo, sono solo alcuni degli aggettivi con cui è spesso descritto da questi disgraziati tuttologi della musica che affollano le innumerevoli webzine. Malmsteen ha sempre avuto un suo stile, chiaro e semplice, ed è riuscito sempre a creare dischi eccellenti e profondamente diversi gli uni dagli altri. Chi accusa Malmsteen di essere ripetitivo evidentemente non ha mai ascoltato la sua discografia. Ma se ripetitivo fosse davvero, ugualmente problemi non sussisterebbero, visto che, oggigiorno, darei al fuoco tutta la scena Heavy Metal moderna per poter ascoltare altri 10 album che riprendano e "ripetano" le coordinate stilistiche del capolavoro Trilogy. Si, perchè Trilogy è uno dei dischi più affascinanti, maturi, perfetti della discografia del guitar hero e dell'Heavy Metal tutto. Supportato dalla voce di un mastodontico Mark Boals, Malmsteen riesce a comporre una serie di brani dallo spessore artistico imponente. Un album di Heavy Metal neoclassico nella più pura eccezione del termine, ricco di barocchismi, fortemente influenzato dai maestri della musica classica come Bach e Vivaldi, qui rivisitati in chiave moderna.

Il Class metal della cadenzata "You Don't Remember, I'll Never Forget", con uno dei refrain più clamorosi della storia del genere, è il chiaro preludio ad uno dei più mirabolanti dischi dell'annata. "Liar" è più ruggente, velocissimo il suo incedere, fulminanti i suoi assoli mentre "Queen In Love" è semplicemente di quanto di più fragoroso e cadenzato l'Heavy Metal "made 86" sia mai riuscito a partorire. Poi, ancora, troviamo la delicata e struggente "Crying", strumentale di grandissima classe, la bordata metallica di "Fury", la spiccata epicità che scaturisce dai fiabeschi ritmi di "Fire" per giungere alla superba "Magic Mirror", dal flavour così squisitamente neoclassico arricchito dalle stratosferiche tastiere di Johansson. "Dark Ages", pura perla di epic metal, è cupa, spiazzante, eppure ancora così incredibilmente elegante, gli Stratovarius prenderanno diligente nota. Chiude il disco "Trilogy Suite Op:5", dove Malmstenne ripropone, in veste Heavy rock, le gesta musicali dei grandi maestri della musica classica. Gesta che brillantemente rivivono attraverso l'impeccabile rigore musicale di uno dei più grandi chitarristi della storia dell'Heavy Metal.
Vincenzo Ferrara.
Data pubblicazione: 15/03/2008.