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Gruppo: Virgin Steele

Album: Marriage Of Heaven And Hell 2

Label: T&T

Anno: 1996

Nazione: USA

Genere: Epic Metal

I Virgin Steele non sono mai stati una big band, troppo poco famosi da incidere sulle scene mondiali, per attirare grandi platee ai loro concerti. Eppure questo disco, senza futili esagerazioni di sorta, rappresenta uno degli affreschi più belli, intelligenti e creativi della storia dell'Heavy Metal. Con il primo “The Marriage Of Heaven And Hell” inizia una delle più grandi saghe nella storia di questa musica (conclusasi poi con Invictus). The Marriage Of Heaven And Hell pt 2 è il secondo capitolo di questa saga. Un capolavoro di eroico Heavy Metal dai fortissimi connotati epici, a tratti pomposi e magniloquenti, ma sempre geniali, meditati, intelligenti. Quando conobbi personalmente David DeFeis ed ebbi l’occasione di farmi autografare il booklet di questo album ero un ragazzetto che aveva portato a casa un trofeo. Saranno passati anni da quel giorno, si cresce, si cambia, non ci si entusiasma più per certe cose ma i ricordi attaccati alla musica non smetteranno mai di allietarci e contribuiranno sempre a far si che questa incredibile forma artistica non giunga mai negli oscuri meandri della noia. E' questo che ci entusiasmerà per sempre.

"A Symphony of Steele", con i suoi ritmi imperiali e pomposi dove sembramo rivivere i fasti dell’antica solennità delle acquile romane, è il primo aureo bagliore in un album scintillante in ogni suo aspetto. La luce dell'heavy epico risplende ancor più intensamente nella seguente "Crown of Glory" grazie al suo leggendario incipit, alla voce di DeFeis struggente, alle melodie che, in maniera perfetta, s’intrecciano, volano, dipingono fantastici scenari dove l’eroicità sembra trovare il suo naturale habitat. In maniera perfetta si susseguono la strumentale "From Chaos To Creation", lo sfacciato US Metal di "Twilights of The Gods", la marziale "Raising Unchained", lo struggente romanticismo di "Transfiguration" che precede il capolavoro "Prometheus The Fallen One", dove sono i riff di Pursino a viaggiare sui forsennati binari dell’Epic Metal, ad incidere, ricamare, tracciare costellazioni musicali dove Prometeo, dal profondo dell'Ade, sembra rivivere, almeno per un istante, nelle nostre menti. In "Emalaith", vero e proprio vertice compositivo del disco, è passione musicale che regna, quella passione musicale che sembra far riecheggiare, senza paura, senza soggezione alcuna, i fasti di Eschilo, Sofocle ed Euripide in una sorta di sfrontata sfida tra antico e nuovo, in un connubio tra tragedia classica e musica contemporanea che si tinge di epico. Con "Strawgirl" i ritmi rallentano, com’è giusto che sia, mentre in "Devil/Angel" (irruente fast song), "Unholy Water" (dal ritmo più cadenzato e class) e "Victory is Mine" (sfacciatamente epica) torna ruggente a graffiare la feroce tigre dell’Heavy sound.
The Marriage Of Heaven And Hell part Two è un album che, sebbene facente parte di musica contemporanea (dopotutto il rock, dai 60 ai giorni nostri è musica contemporanea), riesce a risultare nello stesso tempo antico, mitologico; a far risvegliare echi di un passato lontano. Dopotutto questa è un'altra delle tante magie dell'Heavy Metal. Molti mi dicono che il "metal" odierno, estremo, alternativo e quant'altro è un'evoluzione che faccio male a non considerare. Follia. La differenza tra "metal" moderno ed Heavy Metal è proprio qui: il primo è musica come può essere musica un susseguirsi casuale di note; il secondo, l'Heavy Metal, invece, è prima di tutto arte. Ed è solo l'arte che può far rivivere il mito e, in The Marriage Of Heaven And Hell part II, è proprio la dimentisone musicale del mito che, tra fasti gloriosi e romantici, in maniera sublime rivive e risplende.
Vincenzo Ferrara.
Data pubblicazione: 06/08/2006