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Gruppo: Balance

Album: In For The Count

Label: Portrait

Anno: 1982

Nazione: USA

Genere: AOR

Balance, un nome che dirà sicuramente qualcosa a tutti gli appassionati di questa spettacolare musica. Formatisi alla fine degli anni 70 grazie al chitarrista Peppi Castro e ai musicisti di studio Doug Katsaros e Bob Kulick (entrambi musicisti sull'omonimo classico di Michael Bolton) i Balance furono autori, nel 1981, dell'omonimo splendido album incentrato su sonorità Westcoast/AOR d'ispirazione Toto che, sebbene non riscosse un grandissimo successo, si rivelò essere un autentico capolavoro. Con l'eltrata in formazione del batterista Chuck Burgi (anch'egli suonerà sul primo Michael Bolton) e del bassista Dennis Feldman i Balance sforneranno, un anno dopo, In For The Count, un disco più complesso e granitico nelle armonie rispetto allo splendido esordio. Nemmeno In For The Count ebbe quel successo sperato e sancì la definitiva fine della band. Ultimamente un lettore mi ha mandato una email dove mi si diceva che i Balance erano stati stroncati su una grande zine italiana. Non ho voluto approfondire la questione perchè, oramai, sono completamente rassegnato e disilluso sulla reale qualità della stampa odierna web e benchè mi si chiedeva di parlarne, evito invece di esprimermi.

Al cospetto dello spessore di una opener come "In For The Count" ogni critica si sgretola come un bicchiere di vetro lanciato da una piccola mano contro una colonna di marmo. L'intro chitarristico di Bob Kulick e le keys di Katsaros proiettano direttamente l'ascoltatore nel futuro targato Balance. La leggenda musicale, così magicamente dipinta dalla voce di Castro, trova la sua consacrazione definitiva nella bellissima "Is It Over" e nella ultra calibrata "Slow Motion", dove emerge l'influenza del primo splendido disco. I ritmi heavy di "Undercover Man" e l'andamento dinamico di "On My Honor" introducono l'AOR velatamente pomp della spettacolare "All The Way" dove è sempre la voce di Castro ad emergere ruggente. E' ancora un assoluto trionfo di classici in un susseguirsi senza fiato: dalla slow song "Pull The Plug" al Westcoast AOR di "Bedroom Eyes" fino a giungere alla spettacolare conclusione che prende il nome di "We Can Have It All", autentico trionfo di tutto quello che la parola AOR ha significato in una delle ere più importanti per questo genere, la GOLDEN ERA.
Vincenzo Ferrara.
Data pubblicazione: 06/04/2008.