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Gruppo: Running Wild

Album: Black Hand Inn

Label: Noise

Anno: 1994

Nazione: Germania

Genere: Heavy Metal


Review a cura di Daniele Cecchini.

Seconda metà del XVIII Secolo, il medioevo è stato lasciato alle spalle da un pezzo, il Mondo, con un’ america dilaniata e divisa dalla Guerra D’ Indipendenza, è in mano all’ anarchia più totale, condizione per la quale, in mare, a dettar legge sono i corsari. Gente senza scrupoli e senza padroni, uomini spietati, che per giungere al tanto agognato bottino erano disposti a qualsiasi sacrificio. Poco importava se si trattasse di uomini o di chissà cos’ altro. Nel XVIII Secolo, chi non possedesse destrezza nell’ uso del moschetto e della sciabola era irrimediabilmente condannato alla resa: l’incalzare continuo ed incessante del filo della spada del suo avversario, avrebbe rappresentato per lui il segnale che ad attenderlo, al di là del pontile, c’era un tuffo in mare aperto dove ad attenderlo c’era un nugolo di pescecani pronti a fare di lui carne da macello. Gli stessi corsari erano coloro che si ritrovavano in malfamate taverne di Tortuga Bay o Port Royal a confabulare fra di loro e narrare storie di non so quale spedizione in non so quale luogo. Eppoi c’erano i galeoni: la gloria ed il vanto dei propri comandanti, simbolo di virtù e dedizione per i nocchieri. Si trattava per lo più di vascelli di dimensioni comuni ai quali veniva applicato, sull’ albero maestro, un simbolo che per l’epoca era vessillo di morte: il teschio con le ossa. Pirati! La stessa sensazione la si prova, nitida e pungente, ascoltando “Black Hand Inn”, nona fatica ( considerato anche il live “Ready For Boarding” ) dei corsari dell’ Heavy Metal capeggiati dal grande Rock ‘N’ Rolf.

Si tratta infatti di un LP clamorosamente diretto, come l’onda d’alta marea che s’infrange sui flutti e, struggente, va a cozzare contro la chiglia di una nave. E’ una tempesta a ciel sereno che, inaspettata, s’abbatte contro i malcapitati avventori. E quando il capitano Kasparek dà il via col suo moschetto, s’aprono le danze, ed il disco esplode in tutta la sua procellosa malvagità. Black Hand Inn si può paragonare ad un fortunale che, incontrollabile, si scaglia contro tutto e tutti, inattaccabile e infrangibile. Chi vi si trova innanzi non può far altro che prostrarsi di fronte alla maestosità ed alla legge della Natura. Non c’è in quest’ album un solo punto in cui si possa dire che il nostro amato Pirata dell’ Heavy Metal abbia sbagliato una sola, insignificante mossa. I tratti in cui mi sono emozionato maggiormente, sono stati però le ambientazioni ricreate dalla musica dei Running Wild, ottimo il background dato dai testi sempre azzeccati e d’effetto. Potrei parlarvi della title track, è vero, potrei parlarvi della grandissima hit “Soulless”, potrei elogiare la spumeggiante, al pari d’un boccale scolato tutto d’un sorso, “Freewind Rider”, potrei dirvi che fin dal primo ascolto v’innamorete dell’ appeal di “Fight The Fire Of Hate”. Vi dirò invece che è impossibile definire questo disco in base ad una sola canzone, perché non c’è un solo momento in cui s’abbia l’impressione che i tedeschi calino d’intensità e di mordente. L’impressione, anzi la certezza, è invece quella che non ci si possa soffermare superficialmente e dire, di Black Hand Inn, che si tratti del disco dove c’è questa o quella canzone, la potenza dei flutti e la maestosità della tempesta s’abbatte sull’ ascoltatore in ogni istante in cui la piastra fa scorrere il CD. Nella versione remaster sono presenti inoltre, altre 2 succulente bonus tracks, delle quali una: “Dancing On A Minefield” è davvero degna di nota. Anche questa dall’ evidente rock ‘n’ roll mood ci diverte e ci esalta allo stesso tempo con un refrain tanto orecchiabile quanto violento. Un disco assolutamente necessario questo “Black Hand Inn”, perla dell’ Heavy Metal europeo, gemma altissima nel cielo del Rock anni 90 e non solo. L’ ingresso del Rage drummer Jorg Michael deve avere evidentemente giovato anche a livello tecnico, perché si perde quel qualcosa di grezzo che aveva accompagnato le recenti produzioni, verso un suon più pulito ed allo stesso tempo aggressivo. Esplosivo come un proiettile caldo appena sparato da un moschetto.

Daniele Cecchini

Data pubblicazione: 01/08/2007