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Gruppo: Rage

Album: Carved In Stone

Label: Nuclear Blast

Anno: 2008

Nazione: Germania

Genere: Heavy Metal

Recensione a cura di Daniele Cecchini.

Lo split di Mike Terrana, ormai datato dicembre 2006, è stato un segnale inequivocabile. I grandi estimatori del picchiatore originario di Los Angeles non possono non aver accolto questa notizia con un pizzico di disapprovazione. Dunque, lungi da me trarre conclusioni affrettate o peggio ancora lasciarmi guidare dal pregiudizio, sfruttando il mezzo di comunicazione che mi viene gentilmente offerto, per convincervi che il solo avvicendamento di un drummer avrebbe potuto costituire cagione sufficiente a giustificare un’ eventuale debacle di una delle mie band preferite di sempre. Tutte le premesse fin lì erano più che positive, dunque dubbi non ce ne sarebbero dovuti essere. Almeno ai nastri di partenza… Non ci sono scuse che tengano in effetti: i Rage si presentano a questo ultimo lavoro, tirati a lucido e caricati a pallettoni da un trittico di lavori ( due studio releases ed una testimonianza live ) che negli ultimi anni li aveva pesantemente rilanciati nella scena hard ‘n’ heavy mondiale. Solo premesse, appunto, perché l’idillio, in “Carved In Stone”, si è spezzato cedendo di schianto e franando rovinosamente su quanto di ottimo avevano costruito negli ultimi 4-5 anni gli uomini di Peavy.

Vediamo un po’ di capire insieme il perché di tutto questo: com’ è vero, infatti, che rimpiazzare un batterista della qualità e del carisma di Terrana sia un compito improbo per qualsiasi frontman ( dunque, almeno a questo riguardo, mi sento di non imputare troppe colpe a Peavy Wagner ), è anche doveroso sottolineare come siano tutt’altro che le parti di batteria, il Tallone d’ Achille di questa nuovissima fatica targata Rage. I difetti che l’orecchio dell’ ascoltatore riscontra immediatamente sono più gravi e da ricercarsi alla radice: scarsità d’idee. E quelle poche ( ma confuse ) che pur ci sarebbero, vengono buttate li alla rinfusa, senza alcun tipo di filo conduttore che le metta insieme e le riordini. 11 pezzi: di tanti e tali è composto il platter di questo tanto atteso “Carved In Stone”; ebbene alla fine, senza usar giri di parole, posso concludere con certezza che almeno 3 o 4 di essi sono delle palesi filler songs. Ripetitivi, banali, mai incisivi: solo così possiamo definire brani come “Gentle Murders” o “Without You”. Per non parlare poi della closer song: “Lord of The Flies”, pezzo del quale mi debbo avvalere di un eufemismo per poterlo definire senza urtare la sensibilità di nessuno: sconcertante. Una nenia di carillon introduce infatti questo banalissimo pezzo: continua doppia cassa ( a tal uopo Andre Hilgers, il nuovo batterista, sembra non sapersi cimentare in null’ altro ) e melodia dalla spasmodica ripetitività.
Inoltre, coretti d’altri tempi riempiono ( la cui traduzione inglese è proprio “to fill”. Touchè… ) un refrain già di per sé completamente vuoto di contenuti. A malincuore, dal momento che in un modo o nell’ altro il mio ruolo è anche quello di tirar le somme, ciò che si evince maggiormente dopo un attento ascolto di “Carved in Stone”, è che il discreto lavoro fatto con la title track e la seguente “Drop Dead!” la quale, ad onor del vero, possiede un intro riffing molto bello, viene cancellato da una prova sostanzialmente infelice dei Nostri in praticamente tutti gli altri pezzi che costituiscono la scaletta di “Carved In Stone”. C’è davvero poco altro da dire a riguardo di questo nuovo lavoro dei Rage ( e se così non fosse stato, molto probabilmente ci saremmo trovati a commentare un album di ben altro spessore ), a parte il personale augurio che, da persona intelligente qual è, Peavy sappia ravvedersi e imparare dai suoi errori. Ma soprattutto, alla prossima occasione, mostrare al suo pubblico dei Rage più agguerriti e devastanti che mai.

Daniele Cecchini
Data pubblicazione: 23/03/2008