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Gruppo: Survivor
Album: Reach
Label: Frontiers
Anno: 2006
Nazione: USA
Genere: AOR



Il ritorno dei Survivor avviene in grande stile, a partire da una copertina clamorsa per passare attraverso una serie di canzoni assolutamente splendide ed in perfetta sintonia con il suono dello storico gruppo americano. Stavolta devo ammetterlo, la napoletana Frontiers è riuscita a non rovinare (come quanto avvenuto con l'ultimo degli House of Lords ecc...ecc...) con produzioni tanto brutte quanto improbabili, un disco che fortunatamente si attesta su ottimi livelli per tutta la sua durata. In un'epoca musicalmente scialba che vede improbabili renuion di grandi band AOR ed hard'n heavy seguite, nella quasi totalità dei casi, da dischi a dir poco scandalosi, i Survivor sono una graditissima eccezione, un'eccezione di professionalità, coerenza ideologica e musicale, e maestria compositiva sempre più rara, oggi, da riscontrare. Jaminson con la sua magica voce viaggia eroicamente sui ritmi della splendida opener Reach dove le chitarre di Sullivan sembrano tornare a ricamanre quei magici intrecci musicali che fecereo grandi, a loro tempo, dischi come Too Hot To Sleep. Certo, raggiungere i fasti di quella magica triade di dischi che caratterizzò il periodo 1984/1988 sarebbe impresa improba e umanamente impossibile, ma per un disco che riesce almeno a sfiorare quelle incredibili sonorità oggigiorno non è cosa assolutamente da poco. L’AOR muscolare di Fire Makes Steel incede attraverso le magiche tastiere di Chris Grove mentre la cavalcata hard di Nevertheless aggiunge dinamicità ad un disco partito in modo impeccabile. Il tocco di classe delle seguenti Second Away ed One More Change sfocia nei taglienti ritmi della successiva Gimmie The World (fantastico e raffinato il lavoro chitarristico sul quale, eroicamente, si adagia la voce dell’impeccabile Jamison). La splendida ballad The Rhythm Of Your Heart è impreziosita da spettacolari e romantici refrain mentre la carica Hard/AOR della seguente I Don’t proietta il disco in quei territori del melodic rock che si scoprono incredibilmente ancora incontaminati. La solennità e la maestria compositiva di Half Of My Heart, con le sue ariose atmosfere, aggiunge un uleriore tocco di magniloquenza al lavoro mentre la splendida cavalcata AOR intitolata Talkin' 'Bout Love, con il suo atletico incedere, pone il disco su cromati binari d’acciaio sui quali, nei lontani anni 80, l’act Survivor era solito viaggiare a “velocità cromatura”. Don’t Give Up, con la sua sfacciata arroganza chitarristica, ben si sposerebbe come colonna sonora di un prossimo ed ipotetico film dell’”italian stallion” Rocky Balboa. Il disco è chiuso dai pomposi preziosismi romantici di Home, autentico romanzo d’amore che pone la parola fine ad un ritorno tanto inatteso quanto splendido dove la band di Jamison e soci, a differenza del 90% dei vecchi gruppi AOR/Hard Rock riformatisi, sembra non aver perso quell’incredibile smalto che li rese, in tempi oramai passati, gli indiscussi felini dell’AOR music.
Vincenzo Ferrara
Data pubblicazione: 27/05/2006