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Gruppo: Scorpions

Album: Live Bites

Label: Spectrum

Anno: 1995

Nazione: Germania

Genere: Hard Rock

Anno 1995. L’hard rock dei grandi anni 80, l’AOR, l’Heavy Metal erano tramontani, sostituiti nel mercato, già qualche anno prima, dai nuovi fenomeni mediatici come il grunge. L’epoca del divertimento, del rock spensierato, dei messaggi positivi che questa musica dava ai giovani (ricordate le battaglie anti droga di innumerevoli christian band?) era tramontato, sostituito dai nuovi fenomeni di massa, o meglio, da baraccone. Eppure in questi anni c’era una nutrita schiera di band che emergeva con fatica e si faceva ancora spazio nel panorama musicale: da un lato le big band che riuscivano, sapientemente, a non deludere mai le attese (Scorpions, Dio, Manowar, Iron, ecc..); da un altro lato piccole e lucenti comete emergenti. La questione delle comete emergenti certo non si addiceva alla band qui descritta, facente parte dell’inossidabile schiera delle big band. Gli Scorpions nel 1995 con questo live (registrato in USA, Messico, Germania e Russia) diedero una semplice e chiara dimostrazione matematica: suoare rock era una faccenda per persone serie e l’unico modo di concepirlo si chiamava hard’n’heavy, in qualsiasi periodo e contesto storico passato, presente e futuro. Semplice, no? Sinceramente non ho mai visto un live album snobbato e svenduto come questo. Il dato di fatto è un altro: Live Bites è un piccolo capolavoro.

E' questo un live che riesce nell’incredibile impresa di contenere soltato hit songs. Prende il meglio del discusso Face The Heat (No Pain No gain ed Alienation) lo unisce con quegli assaggi di alta cromatura dello stellare Crazy World serviti attraverso i capolavori Tease Me Please Me (che apre il disco all’insegna del class rock più elaborato), Hit Between The Eyes, Crazy World e Winds Of Change, mescola il tutto con la più degna rappresentanza di Savage Amusement, quella Rhythm Of Love che in questa versione live acquista una potenza ed una compattezza da pura assuefazione sonora. Ed ancora ascoltiamo gli echi seventies riecheggiare attraverso i ritmi di In trance ed Is There Anybody There in versione calibrata sulle giuste coordinate stilistiche mentre la passione musicale si tinge di classico con Ave Maria No Morro (scritta da Martins e Salinas). Chiudono il disco gli attimi di inedita classe racchiusi nella splendida epic slow song Heroes Don’t Cry (autentico capolavoro) e nella acustica White Dove. Il problema di questo album non è cosa contiene, ma cosa manca: manca una rappresentanza dei due colossi che rispondevano a titolo di Love At First Sting e Breakout, peccato, peccato davvero. Ci resta tra le mani, comunque sia, un platter stellare, suonato alla perfezione, prodotto eccellentemene e che completa, insieme al precedente World Wide Live, la dimensione musicale da palco di questa grandissima band.
Vincenzo Ferrara.
Data pubblicazione: 24/09/2006