Gruppo: Omen
Album: Battle Cry
Label: Emi
Anno: 1984
Nazione: USA
Genere: Epic Metal
Quando acquistai questo disco fui
attratto
unicamente dalla sua spettacolare copertina. Sinceramente degli Omen ne
avevo già sentito parlare, avevo letto di loro su un vecchissimo numero
di Rockerilla, troppo poco per ricordarmi, al momento dell’acquisto, i
dettagli sonori della loro proposta artistica, ma, senza badare a spese
e fidandomi del mio intuito misi le fatidiche 25 mila lire sul banco
del negoziante. Erano altri tempi sul versante
musicale. Il fantasma del downloading era ancora sconosciuto, il comperare un disco era sempre l’incognita ed il pensiero
“speriamo di non aver gettato i soldi” (anche se alla fine ci si faceva piacere tutto!) era ricorrente. Con l’avvento
dell’MP3 tutto ciò è andato perso: l’attesa e l'emozione di un nuovo acquisto, i ricordi di un adolescente incastonati in un album, la magia della musica vissuta e,
perchè no, stentata. Infatti no, non si era ricchi, anzi, tutt’altro,
ma per la musica, si, per quello 20 mila lire al mese le si riusciva
sempre a mettere da parte. Tuttavia quella fatidica attesa, quella
trepidante ansia dell’acquisto, i sacrifici per
mettere da parte qualche spicciolo extra da dedicare a questa splendida
forma d’arte, erano capaci di rendere anche le migliori schifezze dei
dischi epocali (mi vien da sorridere al solo pensiero). Non era
assolutamente questo il caso degli Omen. Battle Cry era bello, bello sul serio. A quei tempi i miei gusti
musicali erano prevalentemente orientati verso l’US Metal e di US Metal Battle Cry aveva tutto: le splendide
influenze di matrice Iron Maiden (Piece of Mind era), i ritmi
incandescenti, i fraseggi epici, terzine di fuoco.
La furia della opener "Death Rider" non lasciava scampo alcuno, pura energia musicale all’ennesima potenza. E se ci fosse stato ancora qualche dubbio sull’effettiva caratura degli Omen, questi venivano spazzati in fretta dal rovente duo composto da "The Axeman" (leggendario il fatidico urlo introduttivo) e la più cupa "Last Rites" (di oscure influenze british). La seguente "Dragon’ s Breath" era un sapiente e riuscitissimo brano dai sapori epici ed ossianici mentre con "Be My Wench" la band era intenta ad omaggiare ancora una volta l’act Iron Maiden nella sua più sanguinaria versione. Tuttavia il vero capolavoro del disco prendeva il nome della title track "Battle Cry", autentico urlo di battaglia arroventato da grandissimi refrain intenti a trasportare gli Omen nella dimensione pagana e solenne dell’Epic Metal più intransigente e leggendario. Un Kimball sugli scudi intonava con fare eroico e drammatico la successiva "Die By The Blade" mentre erano le fiammeggianti terzine di Powell a dettare la legge dell'acciaio nelle seguente e sofferta "Prince of Darkness" e nella speed metal orieted "Bring out the Beast". Il disco era chiuso da un altro capolavoro: infatti la conclusiva "Into The Arena" catapultava direttamente gli Omen nell’Olimpo dell’US Metal più fragoroso, drammatico e violento. Si concludeva, quindi, tra ritmi cadenzati e cori eroici evocanti immaginari combattimenti di gloriosi gladiatori un disco che consacrò gli Omen nella leggenda dell'Heavy Metal d'intenzione epica.
La furia della opener "Death Rider" non lasciava scampo alcuno, pura energia musicale all’ennesima potenza. E se ci fosse stato ancora qualche dubbio sull’effettiva caratura degli Omen, questi venivano spazzati in fretta dal rovente duo composto da "The Axeman" (leggendario il fatidico urlo introduttivo) e la più cupa "Last Rites" (di oscure influenze british). La seguente "Dragon’ s Breath" era un sapiente e riuscitissimo brano dai sapori epici ed ossianici mentre con "Be My Wench" la band era intenta ad omaggiare ancora una volta l’act Iron Maiden nella sua più sanguinaria versione. Tuttavia il vero capolavoro del disco prendeva il nome della title track "Battle Cry", autentico urlo di battaglia arroventato da grandissimi refrain intenti a trasportare gli Omen nella dimensione pagana e solenne dell’Epic Metal più intransigente e leggendario. Un Kimball sugli scudi intonava con fare eroico e drammatico la successiva "Die By The Blade" mentre erano le fiammeggianti terzine di Powell a dettare la legge dell'acciaio nelle seguente e sofferta "Prince of Darkness" e nella speed metal orieted "Bring out the Beast". Il disco era chiuso da un altro capolavoro: infatti la conclusiva "Into The Arena" catapultava direttamente gli Omen nell’Olimpo dell’US Metal più fragoroso, drammatico e violento. Si concludeva, quindi, tra ritmi cadenzati e cori eroici evocanti immaginari combattimenti di gloriosi gladiatori un disco che consacrò gli Omen nella leggenda dell'Heavy Metal d'intenzione epica.
Vincenzo Ferrara.
Data pubblicazione: 16/11/2006.