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Gruppo: Journey

Album: Frontiers

Label: Atlantic

Anno: 1983

Nazione: USA

Genere: A.O.R.

Ritorniamo alle basi. A che serve la recensione di un disco come Frontiers? A poco forse, ma ricordare ogni tanto l'abc non è cosa affatto cattiva. Ho conosciuto molte persone avvicinarsi a questa musica tramite le band più sconosciute per poi chiedermi come fosse "Frontiers", assurdo. Purtroppo la musica software, gli mp3 gratuiti, hanno distrutto una semplice parola che, un tempo, era costantemente associata alla musica: la parola "sacrificio" che sarebbe sfociata poi nella sua logica conseguenza, la parola "passione", preludio alla parola "conoscenza". Oggi in una frazione di giornata ho dischi scaricati ai quali, una volta, ci si arrivava solo dopo aver conosciuto le basi solide di un filone musicale. Si scarica di tutto: rarità, band valide e meno valide, un calderone immenso e si ascolta così, tutto alla rinfusa, con quelle basi sempre vuote, prive di fondamento. La parola sacrificio, come dicevamo, è scomparsa. Per avere un disco un tempo si attendeva in trepidante ansia aspettando che arrivasse al negozio più vicino (o, attualmente, l'ansiosa attesa di un pacchetto che aspettiamo via posta). Tutto questo è scomparso. Vuoi un disco? Via a trovarlo in mp3 e le basi, le basi, ancora una volta sono distrutte insieme all'essenza stessa della musica, qualsiasi essa sia. Nel nostro contesto quelle basi prendono il nome di dischi come Frontiers. Dischi che sono stati ascoltati, magari di sfuggita tra un mp3 e un'altro, si e no mezza volta.

Male, perchè a questi individui sarà precluso per sempre l'accesso all'olimpo di questa musica. Potranno ascoltare anche tanto, ma saranno sempre timorosi e confusi al cospetto di quel lontano bastione del quale riusciranno solo in minima parte a percepirne la grandezza, quel bastione che si innalza imponente sulla sua sapiente costruzione strumentale che lo rende una delle più grandi opener della storia: parliamo di "Separate Ways" che, fiammeggiante, si erge regale avvolta nei suoi ritmi futuristici ed anthemici. Il resto, è leggenda. Difficile continuare, ma l'album va avanti e sul nostro cammino incontriamo ancora capolavori, di portata diversa, certo, ma pur sempre gemme splendenti: "Send Her My Love", trionfale AOR masterpiece, "Chain Reaction", millimetrico e ruggente Hard Rock e la splendida e cadenzata carica melodica di "After The Fall". L'ottima ballad "Faithfully" spiana la strada all'apocalittico capolavoro che prende il nome di "Edge Of The Blade", tutto il calderone Hard&Heavy anni 80 prenderà meticolosamente nota. La malinconica "Troubled Child", la sfrontata "Back Talk" e la fragorosa "Frontiers" sono preludio all'ultimo capolavoro massimo del disco, la stratosferica "Rubicon" dove in un incredibile incrocio si mescola epicità, possenza e classe. Queste sono le basi.
Vincenzo Ferrara.
Data pubblicazione: 11/10/2009.