Gruppo: Journey
Album: Escape
Label: Columbia
Anno: 1981
Nazione: USA
Genere: AOR
Tra i princìpi dell'AOR, tra i cardini di qusto stile musicale, immerso
nella storia e creatore supremo della stessa, Escape brilla come un
lucente faro intento ad illuminare con perfetta maestria le nuove rotte
musicali che esso stesso ha contribuito a forgiare e che si sarebbero
di lì a poco imposte prepotentemente. Le rotte erano
quelle che avevano condotto all'AOR ed Escape tracciò più di ogni altri
la fuga dai vecchi
lidi
degli anni 70.
Titolo chiaro, preciso, insieme alla copertina che ne completa il
significato. La fuga dagli anni 70, verso cosa? Verso una nuova
frontiera del suono: iperprodotto, melodico, cromato, sfavillante
eppure sempre ruggente. La fuga, si, proprio la fuga da una decade
seminale per
intraprendere nuovi concetti musicali e ad arricchiere, in un
futuro prossimo, l'Hard'nHeavy music di una nuova magica parola: AOR.
Si, perchè Escape è stato
l'inizio di
tutto, l'inizio che, insieme ad abum come 4 dei Foreigner, Airplay, Hi Infidelity, Asia (ed altre band minori) ha dato il supremo via ad una nuova
concezione di intendere questa musica (ne abbiamo ampiamente parlato
nel primo
paragrafo di questo
articolo). Lo stacco con il precedente disco, Departure, è
impressionante. Escape non segna solo una lieve evoluzione, ma segna
una linea di demarcazione netta e decisa con tutti i dischi del
passato, anche quelli del passato prossimo come il già citato
Departure. Spiazzante,
eppur notevole esempio di genialità artistica.
"Don't Sto Belivin'", e il viaggo comincia, il viaggio verso le nuove frontiere del suono, l'astronave è una delle 3 o 4 in partenza, è quella targata Journey, forse l'ammiraglia più imponente di una incredibile flotta. Il sound, la produzione, la voce di Perry, tutto è perfetto e allo stesso tempo stupefacente. L'Hard Rock music non era mai stata così luminosa e futuristica. Il viaggio non si ferma, continua attraverso "Stone in Love" e la splendida ballad "Who's Crying Now", romanica sì, ma mai fiacca o priva di mordente. Si continua con "Keep On Runnin'" ed è ancora magia, ancora riff sfavillanti, ancora songwriting geniale dai refrain fantastici mentre i tumultuosi venti di un appassionante romanticismo tornano impetuosi a tirare con "Still They Ride". Nella title track "Escape" i Journey fanno comprendere che, quando vogliono, possono anche graffiare con irruenti e granitici heavy riff. Poi, ancora, in susseguirsi di classici senza tempo si alternano i ritmi rocciosi della grandiosa "Lay It Down", la potenza di "Dead Or Alive", la sapiente perizia tecnica di Neil Schon nella commovente "Mother, Father" e, per concludere il tutto, c'è il romanticismo di "Open Arms", incredibile inno che pone la parola fine al primo capitolo di quello che fu uno dei libri più importanti della incredibile e fantastica biblioteca dell'Hard'n Heavy music: il libro dell'AOR.
"Don't Sto Belivin'", e il viaggo comincia, il viaggio verso le nuove frontiere del suono, l'astronave è una delle 3 o 4 in partenza, è quella targata Journey, forse l'ammiraglia più imponente di una incredibile flotta. Il sound, la produzione, la voce di Perry, tutto è perfetto e allo stesso tempo stupefacente. L'Hard Rock music non era mai stata così luminosa e futuristica. Il viaggio non si ferma, continua attraverso "Stone in Love" e la splendida ballad "Who's Crying Now", romanica sì, ma mai fiacca o priva di mordente. Si continua con "Keep On Runnin'" ed è ancora magia, ancora riff sfavillanti, ancora songwriting geniale dai refrain fantastici mentre i tumultuosi venti di un appassionante romanticismo tornano impetuosi a tirare con "Still They Ride". Nella title track "Escape" i Journey fanno comprendere che, quando vogliono, possono anche graffiare con irruenti e granitici heavy riff. Poi, ancora, in susseguirsi di classici senza tempo si alternano i ritmi rocciosi della grandiosa "Lay It Down", la potenza di "Dead Or Alive", la sapiente perizia tecnica di Neil Schon nella commovente "Mother, Father" e, per concludere il tutto, c'è il romanticismo di "Open Arms", incredibile inno che pone la parola fine al primo capitolo di quello che fu uno dei libri più importanti della incredibile e fantastica biblioteca dell'Hard'n Heavy music: il libro dell'AOR.
Vincenzo Ferrara.
Data pubblicazione: 03/11/2007.