Copyright Copyright

Gruppo: Iron Maiden

Album: The Number Of The Beast

Label: EMI

Anno: 1982

Nazione: UK

Genere: Heavy Metal

Gli Iron Maiden sono stati sicuramente tra i più importanti e fortunati gruppi lanciati dal movimento della NWOBHM (New Wave Of British Heavy Metal). Il successo degli Iron non fu da imputare unicamente alla loro bravura, vi erano altri grandissimi gruppi nati negli stessi anni che non hanno riscontrato un minimo del successo dovuto. La band di Harris azzeccò tutte le scelte giuste al momento giusto. Cavalcarono l’onda della NWOBHM approdando sulla spiaggia dell’Heavy sound riuscendo a non andare alla deriva come molti altri; dopodichè scalarono il monte del successo sull’isola dell’Heavy Metal grazie ad un grandissimo contratto discografico, una mastodontica promozione, copertine vincenti e, infine, ottima musica. Fu una incredibile combinazione di fattori (in primis la bravura, certo, ma da sola non sarebbe bastata) che riuscì a far emergere gli Iron ed a far si che diventassero uno dei gruppi più importanti nella storia di questa musica. Forse se Steve Harris dopo “Killers” non avesse deciso di cambiare cantante e arricchire il proprio songwriting, la fuoriserie Iron Maiden non avrebbe avuto quell’incremento di carburante che la avrebbe proiettata verso il successo più assoluto e totale. Certo, il successo ci sarebbe, comunque sia, stato, ma sicuramente meno planetario (stile Saxon, per intenderci). Fu molto abile in questo Steve: non si assestò sugli allori dei primi 2 dischi e tentò una nuova spinta che avrebbe definitivamente consacrato la band. Così fu infatti. La nuova spinta aveva due protagonisti, Bruce Dickinson ed il rinnovamento del sound che, abbandonata la grezza matrice con reminescenze tipiche della NWOBHM, riuscì ad evolversi in un incendiario e maturo Heavy Metal.

“The Number of The Beast” fu quindi il primo disco ad inaugurare il nuovo percorso artistico della band. "Invaders" (Heavy Metal Attack), "Child Of The Damned" dettata e scandita dal basso di Harris, "The Prisoner" dove i duelli chitarristici di Smith/Murray prendono vorticose pieghe, "22 Acacia Avenue" (grandissimi refrain!) non lasciano spazio a fraintendimenti di sorta: Bruce Dickinson si dimostrava un singer di razza e l'Iron sound scriveva nella storia, forse senza nemmeno rendersene conto, pagine importantissime del magico libro dell'Heavy Metal. Il disco non finiva certo qui, infatti i piatti forti dovevano ancora arrivare ed uno di questi rispondeva al nome di "The Number Of The Beast", fulminante song introdotta da uno spaziale giro di basso su cui, minacciosa e tagliente, si adagiva la voce di Dickinson (spettacolari i suoi refrain). "Run To The Hills", pezzo sostenuto dai suoi riff-killer e da anthemici e turbinosi chorus, assestava un altro colpo vincente mentre la seguente "Gangland" si riaffacciava in quello stile musicale che aveva caratterizzato i primi 2 dischi del gruppo. Il vertice compositivo del platter prendeva vita attraverso l’incredibile e magniloquente incedere di "Hallowed Be Thy Name", spettacolare Heavy Metal tour de force intento a snodarsi attraverso geniali melodie accompagnate da una prestazione vocale di Bruce che si districava in modo perfetto attraverso linee vocali davvero impensabili. Il brano in questione andava a porre il sigillo finale ad un disco trasgressivo e frainteso dai benpensanti del tempo, eppure profondo, musicalmente intenso e che racchiudeva tra i suoi solchi un meraviglioso e positivo messaggio di vita e libertà. Lo spirito dell'Heavy Metal dopotutto era anche questo e "The Number of The Beast" si fece eterno custode di tutto ciò.
Vincenzo Ferrara.
Data pubblicazione: 27/05/2006