Gruppo: Great White
Album: Shot In The Dark
Label: Capitol
Anno: 1987
Nazione: USA
Genere: Hard Rock
Dei Great White parlai nell'introduzione della mia precedente review
sul loro capolavoro Once
Bitten, spendere altre parole per un gruppo
che rappresenta uno degli esempi più belli e clamorosi di questa musica
è oltremodo inutile. Come accennai nella mia precedente recensione,
Shot In The Dark fa parte di quei capolavori della band americana dove
l'influenza blues non prende mai il sopravvento sulla musica cardine
dell'album (un meraiglioso Hard/Class Metal con incredibili
arrangiamenti AOR) ma, piuttosto, ne è un sublime contorno. Shot In The
Dark, tra tutti i dischi della band, è forse proprio quello meno blues
oriented e più Class che il gruppo abbia composto nonchè, secondo il
mio parere, capolavoro massimo dell' incredibile discografia degli
Americani. Sebbene soltanto alla loro seconda prova in studio, i Great
White, dopo l'eccellente esordio (che dimostrava che la band non arrivò
al primo disco priva di esperienza, anzi...), riuscirono a forgiare un
autentico capolavoro, un disco che poteva vantare ben pochi rivali nel
1986.
Ad inaugurare il lavoro all'insegna dell'Hard irruento è la doppietta "Shake Me" e "What Do You do" dove la voce di Jack Russel comincia a ricamare quelle aggressive trame capaci di graffiare come gli aguzzi denti del più terribile squalo bianco. Senza attimi di sosta piomba sull'ascoltatore la cover "Face The Day" (scritta in origine dai The Angels), resa propria, assimilata e ricostruita con il suo nuovo tocco anthemico, fragoroso e superbo, oramai completamente pregna del DNA dei Great White e da esso irrimediabilmente indissolubile. Lo spettacolo non si ferma perchè i Great White continuano a ruggire attravero i ritmi di hard/blues di "Gimme Some Lovin" ma il capolavoro assoluto del disco prende sicuramente il nome della title track "Shot In The Dark", Class Metal masterpieces in grado di annichilire, con i suoi agghiaccianti riff, i suoi precisi refrain e la sua carica (apoteosi dlla calibratura musicale) persino il miglior Dokken sound d'annata: pura magia.
"Is Anibody There?" è AOR magniloquente, spaziale, sognante, arrangiato finemente. Le tastiere di Lardie dipingono astrali coordinate musicali tracciando incredibili rotte attraverso gli sconfinati cieli dell'AOR music. E poi c'è "Runaway" ed è ancora Class Metal, di quello pregiato, dall'andamento sostenuto e dal refrain travolgente. Compito di chiudere solennemente il disco spetta alla ballad "Waiting For Love", semplicemente una delle più belle slow song mai composte in 20 anni di rock music. Il suo triste e sofferto incedere così romantico e sontuoso chiude un disco all'insegna della più pura forma di bellezza musicale. E' così che i Great White decisero di completare uno dei lavori più belli della storia dell'Heavy rock, proprio così, ponendo ad infinito il matematico limite della perfezione musicale.
Ad inaugurare il lavoro all'insegna dell'Hard irruento è la doppietta "Shake Me" e "What Do You do" dove la voce di Jack Russel comincia a ricamare quelle aggressive trame capaci di graffiare come gli aguzzi denti del più terribile squalo bianco. Senza attimi di sosta piomba sull'ascoltatore la cover "Face The Day" (scritta in origine dai The Angels), resa propria, assimilata e ricostruita con il suo nuovo tocco anthemico, fragoroso e superbo, oramai completamente pregna del DNA dei Great White e da esso irrimediabilmente indissolubile. Lo spettacolo non si ferma perchè i Great White continuano a ruggire attravero i ritmi di hard/blues di "Gimme Some Lovin" ma il capolavoro assoluto del disco prende sicuramente il nome della title track "Shot In The Dark", Class Metal masterpieces in grado di annichilire, con i suoi agghiaccianti riff, i suoi precisi refrain e la sua carica (apoteosi dlla calibratura musicale) persino il miglior Dokken sound d'annata: pura magia.
"Is Anibody There?" è AOR magniloquente, spaziale, sognante, arrangiato finemente. Le tastiere di Lardie dipingono astrali coordinate musicali tracciando incredibili rotte attraverso gli sconfinati cieli dell'AOR music. E poi c'è "Runaway" ed è ancora Class Metal, di quello pregiato, dall'andamento sostenuto e dal refrain travolgente. Compito di chiudere solennemente il disco spetta alla ballad "Waiting For Love", semplicemente una delle più belle slow song mai composte in 20 anni di rock music. Il suo triste e sofferto incedere così romantico e sontuoso chiude un disco all'insegna della più pura forma di bellezza musicale. E' così che i Great White decisero di completare uno dei lavori più belli della storia dell'Heavy rock, proprio così, ponendo ad infinito il matematico limite della perfezione musicale.
Vincenzo Ferrara.
Data pubblicazione: 06/04/2007