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Ristampe o first press?

Breve guida nel mondo delle ristampe e accenni sulla cosiddetta Loudness War


Le first press.

Una first press (prima stampa) è l'edizione originaria di un disco. Molte persone ambiscono alle first press di un album in CD perchè queste vantano un valore collezionistico, ovviamente, maggiore. Tuttavia le first press, specialmente quelle abbastanza vecchie, sono generalmente OOP  (out of production, fuori produzione) e, di conseguenza, molto facilmente possono uscire dai cataloghi dei venditori di dischi per diventare merce rara e reperibile su canali alternativi (usato, Ebay, fiere, ecc...). Se ne deduce che, come ogni oggetto da collezione, il valore della first press aumenta all'aumentare della sua rarità. E' chiaro che a parità di prezzo si tenda a preferire una first press. A volte, però, le first press raggiungono prezzi davvero elevati per un CD e proibitivi per molti e, siccome la musica è innanzitutto passione, ecco che in aiuto degli appassionati giungono le ristampe. Screditare in ogni modo una ristampe è una politica abbastanza comune, questa politica trova sempre i seguaci. Ho conosciuto persone intente a spendere anche 120 euro per un CD pur essendo presente sul mercato una ristampa, di ottima fattura, che costava 10 euro circa. Queste persone arrecano spesso, come giustificazione, il fatto che la first press suoni meglio e questo spesso è vero, ma non sempre. Una ristampa ben fatta, causa tutti i progressi tecnologici o per un sapiente lavoro di restauro, può suonare meglio di una first press. Ma a causa di un fenomeno chiamato "loudness war" purtroppo è difficile rinvenire una ristampa che apporti significativi miglioramenti ad una first press e questo è un dato di fatto.

Quando la ristampa è peggiore.

Loudness War.
A causa del diffondersi di musica liquida, cuffiette, smarphone, piccoli lettori multimediali poco amplificati, casse per PC e tutto ciò che è "mobile" e a causa di ascolti musicali in ambienti rumorosi il mercato si è orientato sempre più verso un innalzamento dei volumi di registrazione. Parrebbe che, da analisi di mercato effettuate dalle major, un disco con un volume di registrazione più alto viene percepito come "migliore" da parte dell'audience. La ricerca di aumento di volumi tuttavia non è tipica dei tempi moderni, dopotutto la musica anche negli anni 70 ed 80 si è sempre anche ascoltata con dispositivi portatili (cassette) e in auto e nelle sale americane del tempo i Jukebox avevano un volume di uscita fisso cercando di dare priorità a volumi ed impatto. Fu proprio negli anni 70 che cominciò una corsa ai volumi con i brani mandati in programmazione radio che cercavano di catturare maggiornamente le attenzioni dell'audience con volumi d'impatto. E' tuttavia negli anni 90 che, con i progressi tecnologici, l'avvento dei compressori digitali  e grazie ai nuovi limiti del CD, ci si è potuti spingere verso nuovi orizzonti tecnici per ciò che riguarda l'aumento dei volumi andando purtroppo a superare quel limite oltre il quale si scade nell'esagerazione.
Prima di approfondire facciamo una breve premessa tecnica cercando di chiarire alcuni termini utilizzati:
0 decibel (0dBFS): In ambito digitale il limite massimo di volume è rappresentato dallo 0 decibel (0dBFS). Provando a inviare un segnale al di sopra di tale valore al convertitore digitale-analogico, questo tenterà di riprodurre i dati, ma poiché di fatto non potrà interpretare i dati in input che siano oltre lo 0dBFS,  "ritaglierà" la forma d'onda. Ciò si traduce in una distorsione ed introduzione di difetti sonori come clip, ecc (in pratica il convertitore non riuscirà a trasformare in corrente i dati in input).
Il "peak value": è il volume massimo raggiunto dalla traccia (nelle tracce moderne arriva quasi sempre allo 0dBFS o vi si avvicina moltissimo, sfruttando al massimo il limite del supporto).
L’RMS (Root Mean Square): se condiseriamo il suono nella sua basica forma di onda sinusoidale pura, laddove il "peak value" rappresenta il massimo livello raggiunto istantaneamente dall'onda, l’RMS (root mean square) può essere definito come il valore efficace dell'onda, il suo picco medio e che viene percepito dall'orecchio come, appunto, volume di un brano, la parte "rumorosa". L'RMS quindi riesce a descrivere abbastanza bene la "percezione" del volume. Si tratta di una media dei volumi (bassi, alti che siano) in un dato range temporale. Più questo valore si avvicina allo 0dbFS più il volume di un brano sarà elevato. Riducendo le differenze di ampiezza tra i picchi più forti e più deboli del segnale, si aumenta l’RMS del brano (principio alla base della loudness war) aumentando, di conseguenza, il rumore percepito.
Dynamic Range (DR): ternine forse improprio ma che sintetizza il concetto. Nelle nostre misurazioni eseguite con DTMeter, corrisponde al "crest factor" (o "peak to average ratio"). E' lo "spazio" che il suono ha a disposizione per variare la sua intensità. Possiamo quindi identificare con dinamica (DR, dynamic range) la differenza tra il picco massimo (peak value) del volume e il picco medio, ovvero il volume percepito (l’RMS) in un dato range temporale. Ad esempio, se una canzone ha un RMS di -10dB ed ha un picco a -2dBFS, avrà un fattore di cresta (o DR) di - 8dB.  Il DR che prendiamo in considerazione è misurato con il software DTMeter ed in uso sul sito/database http://dr.loudness-war.info
Perché un aumento del volume viene visto come una cosa che va in danno all'ascolto della musica? Abbiamo due modi di procedere ad un aumento del il livello di volume: Limitare i suoni più forti, usando un limiter. In questo modo si può alzare il volume e portare i segnali più forti al limite massimo dei bit disponibili. Al contempo si va ad aumentare il livello dei segnali più bassi in modo che il disco suoni in maniera meno silenziosa. Il risultato è la compressione del volume (il segnale basso viene aumentato e quello alto viene limitato per evitare di andare in distorsione superando i 0dBFS): il segnale complessivo è ora molto più forte, ma la gamma dinamica è stata compressa in modo che la differenza tra i segnali più deboli e quelli più forti sia inferiore all'originale per consentire un generale aumento di volume. I suoni ai volumi minori vengono aumentati e, di conseguenza, i suoni più forti vengono spinti ai massimi limiti che il supporto di registrazione può gestire e limitati.
Un certa compressione è necessaria per avere una registrazione bilanciata, serve ad allontanare i segnali più deboli dal rumore di fondo del supporto. Al tempo stesso, se il segnale è troppo forte può essere limitato al fine di riprodurlo senza difetti. Una bilanciata compressione può anche venire incontro alle esigenze sia di chi ascolta musica in un impinto Hi-Fi e sia di chi ascolta in ambienti rumorosi. Di fatto una una gamma dinamica altissima sarebbe poco riproducibile dalla quasi totalità dell'utenza, per i limiti fisici degli strumenti di riproduzione. Quindi una bilanciata dose di compressione ha sicuramente un senso pratico e tecnico. Il problema sorge quando si eccede. Il formato CD ha una gamma dinamica massima ideale di 96 db. L'RMS di un disco tipicamente Hard n' Heavy negli anno 80 era era mediamente di -15db con un peak value tra i -0db e i -2db ed un DR (dynamic range) con un valore medio di 12/13. Oggi l'RMS medio di una incisione moderna oscilla tra i -3 ai -6 db (ricordiamo che tale valore più è basso e si avvicina a 0 più il volume è da intendersi maggiore). Prendiamo un esempio tipico: Powerslave degli Iron Maiden, nella sua versione first press il disco vantava un RMS medio di -14db ed un DR medio di 12 ed un valore di picco in tutte le canzoni di 0,2 dbFS, quindi incisioni che già sfruttavano quasi al massimo il limite del supporto, di fatto non c'era nulla da migliorare in una eventuale ristampa sotto il profilo dei volumi. Tuttavia nell'ultima rimasterizzazione del 2019 l'RMS medio è di -7db e il DR sceso ad un valore di 6, un disco quindi che, senza nessun giustificato motivo, ha subito un rilevante aumento di volume ed una compressione elevatissima.
Una incisione con basso DR, supercompressa, si traduce in una perdita di dettagli (i suoni più alti vengono castrati), il suono perde di dinamicità risultando meno distinto, viene ridotto il palcoscenico virtuale. Per un disco Hard 'n Heavy e AOR è ritenuta accettabile un DR di almeno 8 e un valore di db non inferiore -8db.  Un buon compromesso per una ristampa moderna potrebbe essere un DR con un valore di 10/15 e un RMS intorno ai -10db.
La gamma dinamica, alias DR, ovviamente non è tutto. Un disco con un alto DR non è scontato che suoni bene, la gamma dinamica non migliora produzioni scadenti né, al contrario, un disco con bassa gamma dinamica è necessariamente un pessimo prodotto, è pur certo che a parità di produzione un disco ristampato che viene supercompresso e subisce un rilevante aumento di voliume denota un prodotto qualitativamente più scadente. Prendiamo ad esempio la ristampa Runaway dei Dakota edita dalla Rcok Candy Records, nonostante da un'analisi risulti avere una buonissima gamma dinamica, si caratterizza tuttavia da una vergognosa distorsione delle parti vocali in alcuni brani.

Ristampe poco professionali
A prescindere dalla gamma dinamica, vi sono altri casi in cui una ristampa si concretizza in un pessimo prodotto. Fortunatamente i casi estremi peggiori sono confinati a pochissime etichette poco serie.  Alcune di queste etichette sono intente addirittura nel ristampare dischi facendo un trasferimento grezzo da LP a CD con tecniche che non hanno nulla di professionale e rovinando irrimediabilmente il suono dela ristampa. Non bastasse ciò, spesso l'LP usato per il trasferimento è un LP vecchio e consunto. Queste ristampe (fortunatamente non molte) suoneranno anche piene di fruscii, scricchiolii, rumori di fondo, risultando, pertanto, inascoltabili. Questo avviene quando un'etichetta che ha acquisito i diritti per ristampare un disco non riesce a reperire (o non ne ha voglia), il master originale optando così per la via più semplice, la copia diretta: se non sono in possesso del CD originario o se il titolo non è mai esistito prima su CD, in mancanza del master, prenderanno un LP e lo trasferiranno su un CD con risultati deleteri. Alcune label dedite a queste operazioni screditano così tutto il settore delle ristampe. Ricordiamo a riguardo numerosi dischi della Zoom Club Records, alcuni lavori della MTM Music, ma anche alcuni lavori della stessa Rock Candy Records denotano un'approssimazione davvero deplorevole, tra tutti ad esempio l'omonimo dei Virginia Wolf, caratterizzato oltre che da una elevatissima compressione anche da distorsione

 

Quando la ristampa è migliore.

E' indubbio che i miglioramenti della tecnologia di registrazione possono ripercuotersi anche in una rimasterizzazione quando questa è fatta a regola d'arte. Uno esempio che mi viene subito in mente riguarda le recenti ristampe targate High Roller Records ad opera di Patrick W. Engel di Deliver Us e di And The Cannons Of Destruction Have Begun... dei Warlord, esemplari lavori di remastering che mantengono una discreta gamma dinamica per il genere unita ad un restauro audio che apporta migliorie al prodotto originale. Sono comunque molte le ottime ristampe presenti sul mercato che mantengono inalterati i valori di gamma dinamica (vedere le reissue dei Manowar versione Jap serie HR/HM 1000) oppure che, a fronte di una maggiore compressione, un aumento di volume e una diminuzione di gamma dinamica rimangono comunque ottime, con una DR accettabile (vedere riedizioni Epic degli I-TEN serie JAP), un sound pulito ed un'ottima equalizzazione.

Esempi finali

Ricordiamo che una canzone con un RMS di -10db è molto più rumorosa di una canzone con RMS di -13db.

Torniamo ora ai nostri esempi conclusivi.

Esempi di ristampe perfette e migliorative.



Nell'immagine sovrastante possiamo notare l'onda del brano Heat Of The Moment degli Asia. La versione originale del 1982 raggiunge un DR di 12. La versione rimasterizzata mantiene lo stesso DR riuscendo al contempo ad innalzare lievemente il volume senza alcuna compressione. Vengono alzati i volumi minori ma di quel tanto che basta per portare al limite massimo i volumi maggiori senza intervento di invadenti limitazioni. La versione originale aveva volumi già abbastanza adeguati, tanto che la miglioria c'è ma di un margine lieve (a differenza del sottostante Alpha). Ci troviamo di fronte quindi ad una ristampa certosina che mantiene lo stesso DR dell'originale sfruttando al massimo la tecnologia CD.


Nell'immagine sovrastante possiamo notare l'onda del brano Never In A Million Years degli Asia dal disco Alpha, disco che, nella sua incisione in CD, a differenza dell'omonimo, sfruttava molto meno il formato. La versione originale del 1983  raggiunge un DR di 11 con un valore di picco di -6.37 dB (lontano dal massimo consentito dal CD dello 0 dbFS) ed un RMS di -19db, è una buona incisione ma che non sfrutta il formato. La versione rimasterizzata del 2009 mantiene lo stesso DR riuscendo al contempo ad innalzare in maniera decisa il volume senza alcuna compressione (o con una compressione davvero minimale). Vengono alzati i volumi minori quel tanto che basta per portare al limite massimo i volumi maggiori senza intervento di limitazioni. Il picco massimo ora raggiunge 0,7 dbFS mentre il volume medio RMS è aumentato -14.07 dB. Il volume medio viene quindi decisamente incrementato ma rimane un valore assolutamente equilibrano che rende più fruibile l'ascolto del disco in ambienti rumorosi senza scendere a compromessi. La gamma dinamica complessiva è rispettata. In questo caso l'aumento di volume non apporta alcuna evidente compressione. Ci troviamo di fronte quindi ad un'altra ristampa meticolosa che mantiene lo stesso DR dell'originale sfruttando la tecnologia CD al suo massimo.


Esempio di una ristampa sicuramente peggiorativa:



Nell'immagine sopra notiamo l'onda della versione originale di The Mission del 1988 che vanta un valore DR di 13 e un RMS di -15.27 dB ed un peak value di -0.53 dB (quindi prossimo al limite massimo dello 0db, di fatto, non c'era nulla da migliorare sotto questo profilo in un'ipotetica ristampa, a differenza di quanto visto in Alpha degli Asia). La ristampa del 2003 ha un valore DR di 6, ridotto addirittura della metà, e un RMS di -7,5 db. Come si vede dall'immagine abbiamo, nella ristampa, un istogramma dove il volume medio dei suoni è stato pesantemente alzato, di conseguenza, per evitare distorsioni, i volumi maggiori (già prossimi al limite massimo di -0.53 dB nell'originale), non potendo "sopportare" il medesimo innalzamento di volume, sono stati limitati, tagliati. In pratica i picchi più deboli sono stati alzati, quelli più forti, già quasi al loro massimo di -0.53 db non potendo essere ulteriormente alzati, sono stati pertanto castrati. L’RMS del brano è stato alzato a fronte di una riduzione decisa dell'ampiezza. Il brano risulta iper compresso, la differenza volume maggiore e minore drasticamente ridotta. Ad un ascolto in cuffia o in impianti Hi-Fi risolutivi si noterà un suono più ovattato, con uno stacco di quegli strumenti, come piatti, meno netto. In questo caso l'aumento di volume risponde ad esigenze palesemente commerciali e di "tendenza", visto che il brano originale del 1988 cha una varietà dinamica ed un volume di -15.27 RMS (con un picco di -0.53 decibel) che si presta bene sia per ascolti in cuffia che per ascolti in ambienti rumorosi.



Possiamo ora notare l'onda della ristampa degli I-Ten, rispetto l'originale vi è un netto aumento dello spessore della forma d'onda. Vi è infatti un deciso aumento di volume rispetto all'originale. I livelli più bassi sono stati decisamente aumentati ed il volume medio RMS è aumentato da -17,3 db a -12,9 db, i livelli dei volumi alti che, nell'originale, raggiungevano già quasi il limite massimo dello zero decibel da -0,6 db sono stati aumentati e limitati a -0,2 db per evitare di "sforare" ed andare in distorsione. La conseguenza è una compressione ed un abbassamento della gamma dinamica che scende da 14 db a 10 db. Rimane comunque una ristampa di qualità, certo con qualche compromesso (a differenza di quella degli Asia), ma caratterizzata da un DR ancora accettabile e da un'ottima equalizzazione, perché, ripetiamolo, il DR ci dà una indicazione ma non racconta l'intera storia di una produzione.


Nella ristampa Rock Candy, immagine sopra, notiamo una forma d'onda più spessa con numerosi e continui picchi di volume. I picchi sono tutti limitati al massimo dello 0 db, il volume medio è stato innalzato a -9,6 db, un aumento di 3 db rispetto alla ristampa jap. Il pezzo viene quindi ulteriormente compresso e il valore DR scende a 7. Questa volta l'aumento di volume medio, a fronte di un abbassamento della gamma dinamica, è del tutto ingiustificato. In questo caso abbiamo un generale peggioramento rispetto all'edizione ristampata giapponese del 2016 con una perdita di dettaglio sugli alti che si palesa soprattutto con gli ascolti in cuffia e in impianti decenti.

Vincenzo Ferrara.
Data pubblicazione 03.03.2021